lunedì 20 giugno 2016

Brexit: la ragione oltre le emozioni

Parlare di Brexit ora, a tre giorni dal voto, dopo l'infame omicidio di Jo Cox, è qualcosa di molto simile a camminare sulla corda di un equilibrista: il percorso da mantenere per fare un ragionamento pacato è strettissimo, l'opinione pubblica preda di reazioni emotive e irrazionali, come dimostra il balzo nei sondaggi del fronte del Remain ed il contestuale tracollo del Leave a partire dal 16 giugno.

Eppure la posta in palio il 23 giugno è altissima sia per i britannici che avranno la possibilità di votare che per tutti gli altri popoli europei cui questa possibilità è negata. Decisioni così importanti andrebbero prese "a freddo", di sicuro cercando di separare la naturale compassione e la rabbia che si provano di fronte al brutale assassinio di un essere umano dalla valutazione distaccata dell'oggetto del voto, che con quella vicenda non ha nulla a che fare.  

Nonostante ci sia ormai bisogno di un miracolo, resto convinto che la scelta più saggia per il futuro della Gran Bretagna rimanga quella di uscire dall'Unione.

Non esiste alcun motivo valido per restare

Gli unionisti non possono vantare benefici economici per la permanenza nella Ue perchè non ce ne sono. La Ue non produce ricchezza, ha una disoccupazione media doppia rispetto alla Gb, ed ha un gran bisogno della Gb per piazzare i suoi prodotti, essendosi già giocata in parte la Russia con le insensate sanzioni. Il Regno Unito è la 5a economia mondiale, non è la Grecia e può vivere benissimo comprando merci da altri paesi. L'Unione già traballa ora, potrà resistere con un buco nelle esportazioni da un centinaio di miliardi di euro/anno?

Gli unionisti non possono minacciare un isolamento tecnologico o culturale della Gran Bretagna: nonostante a Bruxelles si respiri sempre più aria da Ancien Régime, il XVIII secolo è passato da un pezzo ed oggi è possibile mantenere tutti gli scambi di tecnologia e di cultura con il resto del mondo grazie all'irrisorio costo dei trasporti intercontinentali ed all'imponente quantità di mezzi di comunicazione di cui disponiamo.
E' la globalizzazione, bellezza.
Inoltre c'è una cosetta chiamata lingua inglese, che pare sia stata inventata proprio dall'altra parte della Manica, e che incidentalmente è la lingua non ufficiale di tutto il pianeta. Beh, incredibile a dirsi, ma i britannici parlano questa lingua come lingua madre. Così, di default.

Gli unionisti non possono minacciare l'isolamento militare della Gran Bretagna: questa fa parte della NATO ed è membro permanente dell'ONU, due organismi che non dipendono dai capricci di Bruxelles e che continueranno a funzionare nello stesso modo anche dopo l'uscita della Gb dalla Ue. La situazione internazionale costringerà l'Unione a mantenere solidi rapporti di collaborazione militare e di intelligence con Londra sia che questa rimanga nel suo perimetro, sia che torni indipendente.

L'unica cosa che possono promettere gli unionisti è il (loro) solito sogno europeo, ma anche questo, per dirla con Shakespeare, è "troppo dolce e troppo lusinghiero per essere fatto di sostanza reale".


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